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Marvin Vettori e la sfida mondiale ad Adesanya: ecco cosa mangia il campione

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Lo scorso aprile a Las Vegas, in una serata memorabile, ha inflitto una sonora sconfitta allo sfidante Kevin Holland, mettendo una seria ipoteca sul titolo mondiale. Ora Marvin Vettori, classe 1993, di Mezzocorona, piccolo comune italiano — poco più di cinquemila abitanti — alle porte di Trento, contende la cintura iridata categoria pesi medi al nigeriano Israel Adesanya in una disciplina, quella delle arti marziali miste (MMA – acronimo per Mixed Martials Arts, appunto), che ancora troppo pochi conoscono, almeno in Italia.

Vero e proprio idolo per moltissimi americani — ribattezzato The Italian Dream (anche) per essere arrivato in vetta alla UFC – Ultimate Fighting Championship, la massima promotion a livello internazionale —, Vettori si giocherà il tutto per tutto nella notte tra sabato 12 e domenica 13 giugno (orario, dalle 4; è possibile vederlo in esclusiva su DAZN) alla Gila River Arena di Glendale, in Arizona. Intanto è ufficialmente negli annali per essere il primo fighter italiano a puntare al championship title Ufc contribuendo a far conoscere una disciplina tanto controversa, quanto poco nota — o tanto controversa proprio perché poco nota — anche alle nostre latitudini.

Marvin Vettori e la sfida al Mondiale Mma

Pronto a entrare in una gabbia ottagonale per la seconda volta in carriera in quello che viene definito main event, Vettori arriva da cinque vittorie consecutive contro i più forti: Ferreira, Sanchez, Roberson, Hermansson, Holland, tutti sconfitti nonostante vari tentativi di boicottaggio, tra cui cancellazioni e accettazioni di incontri last minute. In queste ore si sta preparando a fronteggiare il trentunenne Adesanya, già incrociato nell’aprile 2018 in un match fortemente contestato. Allora a imporsi, con un verdetto tutt’altro che unanime — ancora oggi motivo di acredine tra i due — fu il nigeriano, naturalizzato neozelandese, detto The last stylebender: 84 kg distribuiti su 193 cm di altezza contro i 183 cm per lo stesso peso di Marvin. Un tipo pericoloso, a tratti imprevedibile. Agile, sciolto, rapido, dagli attacchi violenti anche grazie al suo background nella kickboxing e nel pugilato. Ma che Vettori non teme («Sono qui per vendicarmi, dopo l’incontro di tre anni fa, e per diventare il primo italiano a vincere il mondiale Ufc. Voglio passare alla storia», ha dichiarato) e perché, per sua stessa ammissione, si considera «più completo e versatile, pronto ad affrontarlo in ogni sua abilità». Merito di una preparazione serrata in cui l’alimentazione, salutare e curatissima, ha un ruolo determinante. Ne abbiamo parlato con Matteo Capodaglio, il performance nutritionist padovano con base a Los Angeles che il mondo del combat sport americano si contende. Perché lui, 31 anni, una laurea magistrale in farmacia — «per fare felici i miei» — e una in nutrizione e alimentazione umana, fondatore della Caponutrion, Inc. in California, i suoi atleti, che siano professionisti o meno, li ascolta a lungo. «È la prima regola per raggiungere l’obiettivo. La seconda? Eccellere».

In che modo?
«Curando tutto in maniera maniacale, senza lasciare spazi all’improvvisazione. E facendo leva sul bilanciamento. Io tendo sempre a suggerire abitudini che siano salutari a lungo, senza con ciò essere drastico. Ogni persona è a sé e ogni persona è diversa in relazione a ciò che fa, giorno dopo giorno. Partendo da questo presupposto, ogni persona deve poter mangiare in maniera personalizzata, anche sgarrando — ci sta —, consapevole del fatto che dopo lo sgarro ci sarà una restrizione. È un gioco di equilibri che alla lunga ripaga».


Come si è preparato Marvin al match ?

«Con allenamenti intensissimi che, all’avvicinarsi dell’evento, sono andati via via modificandosi. Il che non significa aver lavorato meno, casomai diversamente. Spingere fino allo stremo non è mai vincente: logora mente e corpo. Il rischio è che l’atleta arrivi all’incontro esaurito».

In tavola?
«Non esiste una tabella alimentare ciclica e a lungo periodo. Il mio approccio, casomai, è performance-centrico. Il che significa che se un allenamento è ad alta intensità, servirà la giusta dose di carboidrati. Le faccio un esempio: il giorno dello sparring — o simulazione del combattimento — è performance pura. Nel piatto allora ci sarà della pasta. Quando invece si mira al recupero e alla ricomposizione corporea il carboidrato sarà più basso. Nulla viene lasciato al caso. È, anzi, tutto molto ragionato e affrontato in team. Il preparatore atletico di Marvin mi chiama, mi illustra per filo e per segno che cosa ha fatto e io aggiusto il pasto di conseguenza».


Ha parlato di carboidrati: quanto contano?
«Sono irrinunciabili. Farne a meno, pensando che possano gonfiare, è un errore: le diete carbo non solo non fanno ingrassare, ma rischiano di compromettere il buon esito della performance se non seguite nella maniera corretta. Senza contare che esistono diversi tipi di carboidrati tra cui scegliere: pane, patate, pasta, riso… Si tratta di trovare il condimento migliore: ad esempio un ragù fatto con della carne magra al posto di una carbonara. E del parmigiano reggiano a completare. Puoi trovarti in capo al mondo, ma se acquisti gli ingredienti giusti — non il parmesan per intenderci — sei certo di non sbagliare».


Quanta Italia c’è nelle sue scelte alimentari?

«Quando penso al menu di Vettori, parto sempre da ricette italiane che cerco di rendere appetibili — il gusto conta — grazie ai suggerimenti di due cuochi napoletani: Denis Dello Stritto e Giuseppe Marrone, compagni di alberghiero. Qui a Los Angeles lavoriamo molto bene perché, pur essendo a diecimila chilometri dall’Italia, il legame con la nostra tradizione enogastronomica unica al mondo, quindi con la dieta mediterranea,è rimasto intonso. Per cui sì, la pasta fa molto italiano e Marvin gradisce. In particolare, lui ama le linguine alle vongole e le trofie al pesto; poi gli spaghetti al pomodoro fresco a cui aggiungo proteine e vitamine: un branzino e, sempre, delle verdure; le pappardelle funghi e salsiccia e le penne al ragù con parmigiano reggiano. Nel qual caso sto molto attento al taglio di carne: dev’esser un manzo molto magro».

Dove acquista?
«Abito a pochi passi da Eataly, il punto di riferimento enogastronomico per noi italiani in questa parte della città. Se per carne, pesce, frutta e verdura mi affido anche a prodotti locali, per la pasta no: quella dev’essere made in Italy. Negli Stati Uniti costa un occhio della testa, ma ne vale la pena e lo capisci quando la mantechi: non si sfalda. Mettiamola così: mangiare bene è un investimento a lungo termine, e non soltanto per uno sportivo. Ha il suo prezzo: optando però per una spesa intelligente ce la si fa».


Gli sgarri sono ammessi?

«Se per sgarri intende pasti liberi, sì purché siano programmati. Mi spiego: io un giorno posso anche eccedere, magari preferendo della pasta la ragù a del riso in bianco e pollo. Basta rientrare nei ranghi subito dopo. Potremmo definirla flessibilità consapevole. Diverso è il discorso per l’alcol. Se una sera a un mese dal match vuoi farti una birra a stomaco pieno, nessun problema. Sotto match, invece, no. Sotto match l’alcol va evitato. Marvin non ne tocca un sorso da un paio di mesi almeno».


Insomma, ci sono le premesse perché si porti a casa la cintura…

«Oh god, per scaramanzia meglio evitare pronostici. Intanto Marvin ha già scritto una pagina straordinaria dello sport italiano nel mondo. La UFC esiste dal 1993 e non ha mai avuto un atleta nostrano tra i top five. Vettori lotta per il titolo mondiale. Sono appassionato di rugby. È un po’ come se la nazionale italiana vincesse il Sei Nazioni. Ha presente? Non s’è mai visto. Si creerebbe un grandissimo precedente».


Nel caso poi gli concederà una birra?

«Anche uno spillatore intero (ride). Se lo merita. Dopotutto mai nessuno con il tricolore addosso è arrivato a giocarsi una cintura UFC…».

12 giugno 2021, 08:06 – Aggiornata il 15 giugno 2021, 08:30

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