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Fileni nel mirino di Report: «Polli bio? Non stanno all’aperto»

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Un filmato mostra operatori abbattere polli torcendo loro il collo o pestandoli con un piede

di Leonardo Giorgi

Operatori che abbattono polli perché non abbastanza cresciuti, una dicitura Bio che non sarebbe completamente rispettata nei fatti, animali ammassati nei capannoni e un eccessivo impatto ambientale. Sono queste alcune delle accuse che la trasmissione Report di Rai 3, condotta da Sigfrido Ranucci, lancia all’azienda Fileni, che ha sede amministrativa a Cingoli e sede legale a Jesi. Bersaglio dell’inchiesta prodotta da Giulia Innocenzi e andata in onda stasera è in particolare lo stato degli allevamenti dell’impresa, terza produttrice nazionale nel settore delle carni avicole e al primo posto per le carni bianche da agricoltura biologica. Dallo scorso anno l’azienda si può anche fregiare della certificazione B Corp, che attesta elevati standard di trasparenza, responsabilità e sostenibilità.

Il servizio di Report parte dalle immagini raccolte all’insaputa degli operai in un allevamento di Monteroberto (Ancona) gestito da una società che fornisce polli a Fileni. Nel filmato si vedono operai che girano per il capanno e abbattono i polli torcendo loro il collo. Un ex operaio, che non rende nota la sua identità, spiega ai microfoni di Report che ogni operatore avrebbe la sua tecnica. Nelle immagini, poco dopo, si può notare in effetti un operaio che uccide polli utilizzando i piedi, calciandoli e lasciandoli agonizzare. È lo stesso ex operaio a teorizzare il motivo per cui questi animali verrebbero uccisi senza motivazione apparente: alcuni polli non sarebbero abbastanza grossi e questo porterebbe problemi alla produzione di Fileni che, secondo Report, multerebbe quelle società che non portano polli abbastanza cresciuti (sempre secondo la trasmissione, tutti i polli devono raggiungere un’altezza standard perché altrimenti, durante la fase di macellazione, non arriverebbero al taglio del collo, bloccando il processo).

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Giulia Innocenzi, autrice del servizio

Fileni, in merito a questo punto e ad altre accuse lanciate da Report, nei giorni scorsi ha risposto via mail alla redazione del programma, spiegando che in poche ore di tempo non si può riscontrare in modo completo le criticità al centro delle accuse e che la rappresentazione fornita dal servizio televisivo sarebbe una «mistificazione della realtà».

Il servizio di Report passa poi alla questione “broiler”, ossia la razza di pollo allevata solo per la produzione di carne e riconoscibile dal petto particolarmente grosso, tanto che spesso, una volta cresciuti, non riescono a rimanere in piedi. La carne Bio Fileni, secondo il tecnico dell’azienda intervistato, Adriano Delzeri, non contempla razze come i polli broiler, ma solo animali a lenta crescita. Secondo Report, tuttavia, recandosi per diversi giorni sul posto dell’allevamento Fileni di Montecappone a Jesi, anche questi polli sarebbero usati per la carne Bio.

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Sigfrido Ranucci, conduttore di Report

Report, proprio raccogliendo le immagini negli allevamenti Bio e mostrando i filmati che sono stati ricevuti dalla onlus Lav, sostiene che la denominazione Bio non sarebbe rispettata da Fileni. La carne Bio, tra le altre cose, deve infatti provenire da animali che spendono un terzo della loro vita all’aria aperta. Le immagini diffuse da Rai 3 negli allevamenti di questo tipo però non mostrano mai polli all’aperto. I tecnici e gli operai Fileni spiegano che in alcuni casi i polli non sono fuori perché sono destinati al macello o perché, al contrario, troppo piccoli, ma nei video raccolti dalla Lav che riprendono tre allevamenti per diversi giorni di fila e da diverse angolazioni, non si sarebbero visti polli fuori dai capannoni.

Secondo Report, i problemi sarebbero anche sui polli Fileni etichettati come “Rusticanello”: polli allevati all’aperto. L’accusa del servizio di Giulia Innocenzi è che i polli Rusticanello, almeno quelli dell’allevamento di Borghi in Emilia-Romagna, sarebbero invece allocati al primo piano dello stabile.

IMG_9440-dimensioni-grandi-325x244Il servizio si conclude concentrandosi sull’impatto ambientale di allevamenti intensivi come quelli di Fileni e sulle proteste nel 2019 dei cittadini di San Lorenzo in Campo, in provincia di Pesaro, nei riguardi dell’azienda, intenzionata ad aprire sul posto un nuovo allevamento. I cittadini si sono fatti sentire e quello stabile non ottenne il via libera dalla Regione. Report raccoglie le testimonianze di cittadini di Cingoli e di Jesi che sarebbero da anni alle prese con l’odore molesto degli allevamenti, anche a più di un chilometro di distanza. A preoccupare alcuni di questi cittadini è la possibile presenza di ammoniaca nell’aria delle aree circostanti gli allevamenti. Come sottolineato in passato dalla stessa azienda Fileni però, non esisterebbe un limite legale relativo a questo parametro.

«Finché c’è rispetto delle procedure, perché dire di no a un soggetto privato?» sottolinea il presidente della Regione Marche, Francesco Acquaroli, intervistato da Report. È lo stesso Acquaroli ad aggiungere: «La Regione fa sempre i controlli rispetto alle segnalazioni ricevute. Io amministro la Regione da due anni, tra cui uno passato in pandemia. Abbiamo fatto tutto quello che è in nostro potere».

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Polli in uno degli allevamenti utilizzati per la carne Fileni

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Condizioni del capannone di Borghi, in Emilia-Romagna

Fileni: «Ecco tutta la verità sull’inchiesta di Report»



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