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1 / 12 : Silvio Danese: la pancia, vittima insospettabile del Covid
In tempo di Covid c’è un paziente invisibile che si chiama «pancia». «Se ne parla poco ma vi assicuro che, mai come in questi ultimi due anni, gli studi di noi medici si sono riempiti di pazienti». Silvio Danese, professore ordinario di Gastroenterologia all’Università Vita-Salute San Raffaele di Milano, direttore di Gastroenterologia ed endoscopia digestiva all’Ospedale San Raffaele e autore del libro best seller (numero uno su Amazon in questi giorni) In pace con la pancia. Stomaco e intestino felici: le 100 risposte che ti cambiano la vita (Collana Scienze per la vita, Sonzogno), lo spiega con semplicità: «È come se fosse avvenuta una sorta di epidemia parallela di mal di stomaco e gonfiori da stress da lockdown, sedentarietà, eccessi di cibo non sempre, né troppo salutari.
Un’enorme ondata di malesseri tra persone colpite, sì, dal Covid-19 ma anche tra chi al virus è scampato grazie alle chiusure cicliche. Ecco, proprio qui sta il tema. Le chiusure, con il loro carico di stress e preoccupazioni sopra ogni altra cosa».
Cosa c’entrano con la pancia? Molto più di quanto si possa pensare. «Dovete sapere che l’intestino è tra gli organi più attaccati dal Sars-Cov-2. Questo perché possiede recettori bersaglio del microrganismo. E cioè piccole porte sulla superficie delle cellule attraverso cui il coronavirus può fare il suo ingresso e infettare l’interno organismo», argomenta Danese. Uno studio riportato, tra gli altri, dall’autorevole The Lancet Gastroenterology and Hepatology evidenzia che un terzo delle persone affette da Covid l’ha contratto anche in forma gastrointestinale, non soltanto respiratoria. Poi ci sono coloro che, guariti dal virus, hanno continuato ad avere fastidi a pancia e dintorni.
«I primi sospetti mi sono venuti visitando una giovane donna, 25 anni, in preda a insoliti gonfiori e ripetute corse al bagno. “Sa, dottore, secondo me ho bisogno di disintossicarmi da tutte i farmaci assunti per combattere il Covid. Prima stavo benissimo, digerivo anche i sassi. Ora invece…”. Ora invece mi ritrovo a curare pazienti con disturbi non necessariamente gravi o cronici (ma ci sono anche quelli), però fastidiosi. Difficili da debellare perché pancia e testa lavorano insieme e si condizionano a vicenda. La pancia, che conosce perfettamente il nostro stato d’animo perché informata dalla testa, è una sorta di cassa di risonanza di un mondo messo in ginocchio dal Coronavirus. Bruciori, gonfiori, crampi, stipsi o, di quest’ultima, l’esatto contrario ne sono la cartina di tornasole. Quando parte il parapiglia laggiù, inevitabilmente viene coinvolta la testa. Si crea un circolo vizioso in cui a un certo punto diventa complicato capire cosa sia cominciato prima, se il malessere mentale o quello fisico».
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