Cos’è il tumore al seno?
Il tumore al seno è il cancro più comune nelle donne e si stima che ogni anno in Italia vengano diagnosticati circa 55.000 casi (di cui poche centinaia negli uomini).
Sebbene i tassi di sopravvivenza vengono influenzati dal tipo di malattia e dallo stadio al momento della diagnosi, il 90% dei pazienti con diagnosi di tumore al seno sarà guarita dalla malattia entro cinque anni dopo la diagnosi.
I trattamenti più comuni per il tumore al seno includono chirurgia, chemioterapia, radioterapia, terapia ormonale e terapie farmacologiche mirate. Gli effetti collaterali dei trattamenti dipendono ovviamente dagli approcci scelti, ma tra i più comuni si annoverano affaticamento, perdita di capelli, cambiamenti negativi nella composizione corporea (aumento della percentuale di grasso) e aumento di peso, nausea, disturbi del sonno, dolori articolari e di altro tipo, perdita ossea, “chemio cerebrale” (sensazione di annebbiamento) e linfedema (gonfiore al petto, al seno o al braccio).
In che modo l’esercizio fisico aiuta i pazienti con tumore al seno
L’esercizio fisico svolge un ruolo importante nel trattamento e nel recupero dal tumore al seno, riducendo il numero e la gravità degli effetti collaterali e dei sintomi correlati al trattamento (tra cui dolore, affaticamento, disturbi del sonno e deterioramento cognitivo), nonché migliorando o o contribuendo a mantenere la funzione durante e dopo il trattamento.
A tal proposito, le donne che sono fisicamente attive dopo una diagnosi di tumore al seno, hanno un rischio ridotto di recidiva, un rischio ridotto di sviluppare altre malattie croniche e una migliore sopravvivenza globale.
Come e quanto?
Un ampio numero di evidenze scientifiche dimostra che anche nelle donne affette da tumore al seno
- L’esercizio aerobico e basato sulla resistenza (rafforzamento muscolare) è sicuro e benefico. È stata studiata un’ampia serie di modalità di esercizo, tra cui il Pilates, gli esercizi in acqua, sessioni in stile aerobico, camminata, ciclismo ed esercizi basati sulla resistenza utilizzando pesi a mano, in macchina o con elastici. I risultati suggeriscono che le persone dovrebbero essere incoraggiate a partecipare al loro esercizio preferito a meno che non siano chiaramente controindicate (ad esempio se c’è il rischio di fratture o infezioni).
- Si raccomanda un esercizio di intensità moderata (abbastanza da “avere il fiato corto” o la capacità di “parlare ma non di cantare”); in quest’ottica il livello di esercizio richiesto è ovviamente influenzato dalla forma fisica e dalla presenza di sintomi correlati al tumore. Quando ci si sente particolarmente deboli, ad esempio, la camminata lenta può essere sufficiente per generare il giusto livello di affaticamento, risultando cioè di intensità moderata. Tuttavia, poiché la forma fisica migliora e/o gli effetti collaterali correlati al trattamento diminuiscono, potrebbe essere necessario un ritmo di deambulazione più rapido (o un diverso tipo di esercizio) per garantire che l’esercizio continui ad essere allenante (ovvero di intensità moderata). Si raccomanda per chiunque il preventivo parere del medico, ma di norma
- per coloro che non si allenano già regolarmente, si consiglia di iniziare con un’intensità da bassa a moderata e progredire gradualmente;
- per chi si allena già regolarmente è probabile che l’allenamento ad alta intensità sia sicuro, ma è importante progredire gradualmente fino a questo livello.
- Le attuali linee guida raccomandano di mantenere o costruire fino a 150 minuti di esercizio ogni settimana. L’esercizio può essere svolto in sessioni di anche soli 10 minuti e dovrebbe includere uno o entrambi gli esercizi, basati cioè sull’aerobica e sulla resistenza. È meglio distribuire le sessioni di allenamento nell’arco della settimana (ad es. 30 minuti in 5 giorni della settimana). A seconda dell’intensità dell’esercizio basato sulla resistenza, potrebbe essere necessario evitare di eseguire esercizi basati sulla resistenza per giorni consecutivi. Ulteriori benefici possono essere ottenuti esercitando fino a 300 minuti ogni settimana, ma è importante progredire gradualmente verso questo obiettivo.
- La supervisione richiesta durante l’esercizio dipende dalla storia sportiva o meno del paziente, dal tempo passato dalla diagnosi e dalla presenza e dall’intensità degli effetti collaterali correlati al trattamento. Strategie di cambiamento del comportamento, consigli sulle modifiche che tengono conto delle preferenze di esercizio e delle controindicazioni, sono particolarmente importanti durante il trattamento attivo quando la frequenza e il tipo di effetti collaterali possono fluttuare. Coloro che preferiscono un particolare tipo o intensità di esercizio al di fuori delle linee guida generali devono comunque discuterne con un professionista fisioterapista o dell’esercizio fisico.
Le difficoltà più comuni
Effetti collaterali
Diverse pazienti temono a seguito dell’esercizio fisico possa manifestarsi un peggioramento dei sintomi (ad esempio linfedema, affaticamento, dolore e nausea), ma in realtà chi si allena regolarmente ha meno probabilità di sperimentare questi sintomi e, qualora si verifichino, sono in genere meno severi. Al contrario, è l’inattività ad essere stata associata all’insorgenza e al peggioramento di effetti collaterali legati alle terapie.
L’uso di un diario per monitorare l’esercizio e gli effetti collaterali è un modo molto efficace per dimostrare che l’esercizio, per lo meno, non peggiora gli effetti collaterali esistenti.
Linfedema
Il linfedema, ovvero un evidente gonfiore dovuto all’accumulo di liquidi, è uno degli effetti collaterali correlati al trattamento più temuti e si sviluppa in circa il 20% delle persone con tumore al seno che abbiano subito incisioni ascellari.
Le linee guida di prevenzione suggeriscono di evitare l’uso ripetitivo del braccio sul lato trattato del corpo, indicazione che tuttavia crea confusione sulla sicurezza dell’esercizio. Diversi studi hanno tuttavia dimostrato che l’esercizio aerobico progressivo o basato sulla resistenza è sicuro e benefico. In altre parole l’esercizio non causa né peggiora il linfedema e alcune prove suggeriscono che, al contrario, possa svolgere un ruolo nella prevenzione e nel trattamento.
Le linee guida cliniche suggeriscono che alcune donne con linfedema indossino un indumento compressivo durante l’attività fisica, tuttavia alcune pazienti affette dal disturbo nel partecipare a studi dedicati hanno scelto di non indossare indumenti durante l’esercizio e lo hanno fatto in massima sicurezza. L’uso di indumenti durante l’esercizio dovrebbe comunque essere discusso con un terapista del linfedema.
Difficoltà nell’esercizio fisico
La paziente affetta da tumore al seno potrebbe scoprire di non riuscire a svolgere la propria routine di esercizio abituale nei giorni immediatamente successivi a un ciclo di chemioterapia o quando i sintomi siano particolarmente intensi.
Invece di evitare del tutto l’esercizio in queste fasi, può essere utile preparare un programma di esercizi separato per i “giorni brutti”. Ad esempio, invece di una camminata di 30 minuti nei tre giorni successivi alla chemioterapia, si potrebbe optare per una serie da 10 ripetizioni di “alzate e sedute dalla sedia” e una camminata fino alla cassetta delle lettere ogni ora, anche perché risulteranno più realistici e appropriati. Incoraggiare ad eseguire un po’ di esercizio nei “giorni brutti” aiuta a mantenere l’abitudine all’esercizio fisico prevenendo il tipico declino della funzione associato ai periodi di trattamento in assenza di esercizio.
Disagio da parrucche
Fare esercizio senza indossare una parrucca è la cosa migliore, perché le parrucche possono ridurre la perdita di calore durante l’esercizio, oltre che causare fastidio. Tuttavia, qualora si preferisca comunque evitare di rimuoverla, può essere utile aumentare l’assunzione di liquidi prima, durante e dopo l’esercizio ed effettuare l’esercizio in aree ben ventilate.
Irritazione cutanea causata da radiazioni:
Le radiazioni nella zona del seno possono causare irritazione alla pelle, fonte di disagio con il reggiseno; questo crea problemi quando le donne trovano scomodo o imbarazzante eseguire esercizio senza supporto per il seno. Una canottiera di cotone con il reggiseno all’esterno della stressa può ridurre l’attrito, in alternativa per le poche settimane in cui l’irritazione della pelle è un problema, potrebbe essere preferibile un programma di esercizi modificato che riduca il rimbalzo (ad esempio la cyclette).
Scoraggiamento in assenza di miglioramenti
I progressi e il successo attraverso l’esercizio devono essere adeguatamente definiti. Senza un programma di esercizi strutturato, è probabile un calo della funzione fisica durante il trattamento.
Avere aspettative realistiche riguardo ai cambiamenti nella funzione può aiutare le persone con il tumore al seno a rimanere attive durante e oltre il periodo di trattamento perché, in altre parole, in molte pazienti rallentare la perdita di mobilità e limitare gli effetti collaterali della terapia sono già risultati evidenti dell’efficacia dell’attività svolta.
Ostacoli generali all’esercizio
Le persone affette da tumore al seno devono purtroppo anche superare tutte le solite barriere all’esercizio sperimentate dalla popolazione generale, come ad esempio accessibilità economica, limiti di tempo, mancanza di interesse o motivazione.
A seconda delle circostanze individuali, queste barriere possono essere aumentate o diminuite a seguito dell’esperienza che hanno vissuto con la patologia e rimane sempre fondamentale nel caso di peggioramento dei sintomi durante o dopo l’esercizio, chiedere supporto al proprio fisioterapista e medico.
Fonti e bibliografia
- Ministero della salute
- Exercise is Medicine – Australia
- Ballard-Barbash, R., et al., Physical activity, biomarkers, and disease outcomes in cancer survivors: a systematic review. J Natl Cancer Inst, 2012. 104(11): p. 815-40.
- Schmitz KH. Balancing lymphedema risk: Exercise versus deconditioning for breast cancer survivors. Exerc Sport Sci Rev 2010; 38(1): 17-24.
- Pennington KP, McTiernan A. The role of physical activity in breast and gynecologic cancer survivorship. Gynecol Oncol. 2018 Jan 27.