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Pancreas: i sintomi che NON devi ignorare

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Introduzione

Ho la sensazione che il pancreas sia un po’ sottovalutato… intendo dire che ci ricordiamo di averlo solo in occasione di malattie pancreatiche che interessino qualche personaggio famoso o qualche nostro caro. Un po’ come la milza, un po’ come il timo (sì, anche tu hai un timo e no, non intendo in giardino, ma nel collo).

Il pancreas ha tuttavia una caratteristica che lo differenzia in modo eclatante da questi due organi: vivere senza milza o senza timo è possibile senza troppe difficoltà, vivere senza pancreas è invece una sfida medica molto più complessa; come si legge sul sito dell’American Cancer Society, la rimozione chirurgica del pancreas è in genere conseguenza di un tumore ed è possibile vivere senza pancreas. Ma quando viene rimosso il paziente perde anche le cellule che producono insulina e altri ormoni necessari a mantenere i corretti livelli di zucchero nel sangue (glicemia). Questo significa sviluppare diabete, in una forma difficile da gestire perché totalmente dipendente dalle iniezioni di insulina, un po’ come i soggetti affetti da diabete mellito di tipo 1.

Ma in più, chi rimane senza pancreas, deve assumere regolarmente anche medicinali a base di enzimi pancreatici per una corretta digestione degli alimenti.

A proposito, se ti stai chiedendo perché allora si parli di tumore al pancreas come molto difficile da curare quando in realtà sia tecnicamente possibile vivere senza, la risposta è che purtroppo meno di 1 caso su 5 sembra effettivamente limitato al pancreas al momento della diagnosi. E anche allora, non tutti questi tumori risultano essere veramente operabili, pensa che può addirittura succedere che il chirurgo si renda conto solo dopo aver iniziato l’operazione che il cancro è in realtà troppo esteso per poter essere operato.

Visita per dolore al pancreas

Shutterstock/nuiza11

Chi è a rischio di tumore al pancreas?

Ma torniamo a noi… dicevamo che ci ricordiamo del pancreas solo quando qualcosa va storto e il tumore è sicuramente il caso peggiore: se nel passato i maschietti ne erano molto più soggetti, verosimilmente a causa di un maggior consumo di sigarette rispetto alle donne, oggi quest’ultime fumano purtroppo quanto e più degli uomini e per questo nelle donne di più di 70 anni il carcinoma pancreatico è tra i cinque tumori più frequenti.

Il tumore del pancreas è molto raro tra chi ha meno di 40 anni, mentre la fascia più a rischio è quella compresa tra i 50 e gli 80 anni, e i fumatori corrono un rischio 2-3 volte superiore rispetto ai non fumatori (l’American Cancer Society stima che circa un caso su 4 sia causato dal fumo di sigaretta).

Tra gli altri fattori di rischio troviamo diabete di tipo 2, quindi quello causato principalmente dallo stile di vita, tanto è vero che esiste un dimostrato legame con l’obesità, soprattutto quella di tipo addominale.

Ultimo fattore di rischio che merita di essere ricordato è la pancreatite cronica. Come diceva sempre la pediatra dei miei figli, tutte le volte che senti il nome di una malattia che finisce con -ite (pacreatITE), significa che l’organo in questione è proprio arrabbiato… infiammato.
E ci sono due tipi di pancreatite, quella cronica, ovvero di lunga durata, progressiva e in genere irreversibile, e quella acuta, che magari subito è più grave, ma si può risolvere e superare definitivamente con più facilità, tipicamente in modo addirittura spontaneo.

E sai quali sono i fattori di rischio principali della pancreatite cronica, che a sua volta è un fattore di rischio per il tumore? Alcool e fumo.

Come ci accorgiamo quando il pancreas non sta bene? I sintomi

Partiamo dal caso meno grave, la pancreatite acuta, quindi un’infiammazione improvvisa del pancreas. Le cause più comuni sono rappresentati dai calcoli alla colecisti e dall’eccesso di alcool, ma si tratta di una condizione reversibile. Se risolviamo la causa a monte possiamo aspettarci una completa ripresa e nessuna recidiva. I sintomi più comuni di pancreatite acuta annoverano un improvviso e severo dolore al centro della pancia, una profonda sensazione di malessere, nausea, difficoltà digestive e febbre sopra i 38°.

La pancreatite acuta causata dalla presenza di calcoli biliari di solito si sviluppa dopo aver consumato un pasto abbondante, soprattutto se ricco di grassi, mentre se la condizione è causata dall’alcol il dolore compare da 6 a 12 ore dopo l’abuso.

Se non risolviamo la causa responsabile, nel tempo potremmo soffrire di ripetuti attacchi di pancreatite acuta, che alla fine tenderà a trasformarsi in pancreatite cronica: l’organismo non è in più in grado di recuperare e l’infiammazione diventerà persistente, con lesioni permanenti. Non è l’unica causa possibile, ma sicuramente la più comune. Il sintomo caratteristico è il dolore addominale, lancinante, descritto come sensazione di bruciore. Ha andamento intermittente, va e viene, ma può durare per diverse ore o anche giorni. Anche se a volte il dolore si manifesta dopo aver mangiato un pasto, spesso non c’è un vero e proprio fattore scatenante. Peggiorano anche i sintomi digestivi e, con il progredire della condizione, gli episodi dolorosi possono diventare più frequenti e gravi, fino a causare un vero e proprio stato di prostrazione fisica del paziente, o addirittura allo sviluppo di diabete a causa della distruzione dell’organo.

E chiudiamo il cerchio tornando dove siamo partiti: il tumore al pancreas è davvero una brutta bestia, anche perché inizialmente non causa sintomi, ecco perché spesso al momento della scoperta si è già diffuso diventando inoperabile. In fase più avanzata possono comparire perdita di peso e di appetito, ittero (gli occhi e la pelle diventano giallastri), dolore nella parte superiore dell’addome o nella schiena, debolezza, nausea o vomito e altri disturbi digestivi, ad esempio intestinali (diarrea o stitichezza).

In tutti e tre i casi la costante è costituita dal dolore addominale e dal senso di malessere, ma è abbastanza ovvio che, fortunatamente, di solito la causa è molto più banale e soprattutto non preoccupante. E allora quando dobbiamo invece segnalare i disturbi al medico? Cosa deve preoccuparci o comunque indurci alla verifica?

  • Un doloretto addominale inspiegabile che non passa, oppure un dolore acuto e improvviso
  • Difficoltà digestive che perdurino 2 settimane o più
  • Diarrea persistente
  • Ittero, ovvero la colorazione giallastra della pelle e degli occhi,
  • Perdita di peso inspiegabile.

Di nuovo, te lo ribadisco, in molti casi sarà un falso allarme e sono comunque mille le possibili cause in grado di spiegare uno o anche più d’uno di questi sintomi, ma non trascuriamoli e verifichiamo con l’aiuto del medico.

Possiamo fare prevenzione?

Ed ora ci avviamo verso la parte conclusiva dell’articolo, ma è quella che più di tutte mi sta a cuore. Cosa possiamo fare concretamente da oggi, per proteggerci? Non esiste nulla di infallibile, ma con alcuni piccoli accorgimenti possiamo davvero abbattere il rischio di sviluppare problemi pancreatici.

  • Riduci il consumo di alcolici o, meglio ancora, abbandonali del tutto. Non esiste una dose sicura. e non esiste una dose che faccia più bene che male, togliamoci dalla mente l’utilità del bicchiere di rosso per il cuore. Bere alcol fa male. Punto.
  • Stesso discorso per il fumo, smetti di fumare, o almeno diminuisci.

Mi preme sottolineare che in entrambi i casi diminuire le dosi è sempre utile: zero è l’ideale, ma meno di prima è comunque meglio.

Alimentazione

E dal punto di vista della dieta? Possiamo fare qualcosa? Certo che sì, possiamo fare molto e l’American Cancer Society è estremamente chiara in proposito: il primo obiettivo è il recupero di un peso sano, ma come sempre anche perdere solo una parte dei chili in eccesso può fare la differenza. E in che modo? Attraverso la regolare pratica di attività fisica, un abbondante consumo di frutta, verdura e cereali integrali, migliorando la qualità dei grassi aumentando il consumo di proteine vegetali (ad esempio con i legumi) e riducendo quelle animali, in particolare limitando o eliminando carni rosse e lavorate, così come bevande zuccherate e alimenti ultra-trasformati.

Come riconosciamo un alimento ultra-trasformato? Non esiste una vera e propria definizione, ma diciamo che:

  1. Se di fronte a un certo alimento tua nonna non saprebbe dire di cosa si tratta è probabilmente un ultra-trasformato.
  2. Se l’elenco degli ingredienti ne contiene più di 5 e/o vedi dei nomi strani, di cui non sapresti spiegare la natura, probabilmente si tratta di ultra-trasformato.

Queste indicazioni esprimono in alcuni casi un effetto diretto di protezione, ad esempio riducendo le carni lavorate, mentre in altri l’effetto è indiretto, ma non meno potente, ad esempio riducendo il rischio di sviluppo di diabete di tipo 2 che come abbiamo detto in apertura è fattore di rischio per lo sviluppo di tumore.

Insomma, come vedi nulla di nuovo sotto il sole, sono i consigli che ti ripeto ad ogni articolo, ma non fare l’errore di pensare che proprio per questo siano meno preziosi. Al contrario, sono la base di tutto. Te li ripeto non perché siano banali, ma perché sono le armi più efficaci che abbiamo a disposizione. Poi certamente serve un pizzico di fortuna, ma lo stile di vita può davvero fare tutta la differenza del mondo in termini di probabilità di sviluppo di pancreatite o di tumore.

Fonti e bibliografia

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