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(Segue trascrizione del video)
Introduzione
- E se ti dicessi che c’è un esame del sangue che fai una volta nella vita e ti permette di scoprire se sei geneticamente a rischio di infarto?
- E se ti dicessi che, una volta averlo scoperto, in realtà non potresti in alcun modo correggere quel valore?
Beh, intanto se ti dicessi solo queste due cose ti avrei raccontato solo una parte della realtà che, come sempre succede, è molto più complessa di così. Ma arriviamoci per gradi.
Cosa sono le lipoproteine
Eh… pensavi che bastasse un esame del colesterolo totale per farti un’idea della tua situazione di rischio cardiovascolare… E invece no… Da qualche anno misuriamo anche colesterolo buono e cattivo, che poi in realtà cattivo non è, anzi, è indispensabile, il problema è quando ne produci troppo… Perché si sa, il troppo stroppia…
Ma no, non bastano più nemmeno quelli, adesso si misurano altri parametri complicatissimi… come l’apo A, l’apo B e quello di cui parliamo oggi: la lipoproteina A.
Ma cos’è una lipoproteina?
Il colesterolo non può viaggiare così com’è attraverso il sangue e sai perché? Per la stessa ragione per cui non devi buttare l’olio con cui hai preparato le patatine fritte giù per il lavandino, perché rischieresti di intasare le tubature. Il colesterolo, ma diciamo più in generale i grassi, proprio come l’olio non si possono sciogliere in acqua e credimi, tu non vuoi che una goccia di grasso intasi le arterie di cervello e cuore! E quindi l’organismo si è inventato una soluzione molto elegante, li carica su un taxi che ne racchiude il contenuto, isolandolo dal sangue, e lo trasporta così senza alcun rischio.
E di questi taxi ce n’è di diversi tipi sai?
- Ci sono i taxi LDL, quelli che chiamiamo colesterolo cattivo, che tendono a perdersi qualche cliente lipide in giro per il corpo, dove alla lunga rischiano di combinare disastri.
- Ci sono i taxi HDL, che chiamiamo colesterolo buono, che invece riescono a recuperare questi lipidi reietti abbandonati in giro per riportarli al fegato.
E poi, fra le altre, ci sono anche le lipoproteine Lp(a). E cosa fanno i taxi Lp(a)?
Boh? Per ora sembra che facciano solo danno… Perché le LDL è verò che tendono a perdersi qualche cliente in periferia, ma il loro lavoro è comunque molto prezioso nel trasportare la maggior parte dei passeggeri dal fegato alle cellule periferiche che ne hanno bisogno e se tutto funziona come si deve poco importa se qualcuno se lo perdono per strada, abbiamo le HDL apposta a recuperarli. Insomma, se le LDL non sono troppe e le HDL al contrario sono numerose tutto funziona come si deve. I taxi Lp(a) invece non si capisce ancora che ruolo biologico abbiano, anche se c’è qualche ipotesi al riguardo, ma appare invece piuttosto chiaro di come siano strettamente correlate ad aterosclerosi, infarto e ictus. Piuttosto antipatico, non credi?
Lipoproteina a – Lp(a)
La quantità di Lp(a) appare geneticamente predeterminata: questo è un modo complesso per dire semplicemente che la quantità che ne produci è scritta nel tuo codice genetico e sostanzialmente dal tuo secondo-terzo compleanno in poi non cambia più. Quindi misurata una volta, misurata per sempre.
Va beh, un bel vantaggio… pensa a quanti soldi si risparmiano senza la necessità di ripetere l’esame periodicamente, no?
Ma per ora, e qui arriviamo al secondo punto, è un vantaggio del cavolo, perché se ne produci tanta ad oggi non c’è nulla che tu possa fare per ridurne la produzione:
- Attività fisica? No, praticamente ininfluente.
- Alimentazione sana? Mmmmm, forse un po’, ma poca roba.
- Farmaci? Ancora nulla che sia davvero impattante purtroppo.
Volendo essere un po’ più scientifici, permettimi di parafrasare la descrizione che ne dà il CDC americano:
come il colesterolo LDL, il colesterolo Lp(a) può accumularsi sulle pareti dei vasi sanguigni. Più alto è il tuo livello di Lp(a), più è probabile che ciò accada. Questi depositi di colesterolo, chiamati placche, possono ridurre il flusso sanguigno a cuore, cervello, reni, polmoni, ma anche gambe e altre parti del corpo. Le placche possono crescere nel tempo o rompersi improvvisamente, bloccando i vasi sanguigni e provocando infarti o ictus:
Lp(a) può causare un aumento della facilità di coagulazione, che può portare a coaguli che si formano rapidamente e soprattutto senza motivo nei vasi sanguigni.
Lp(a) promuove l’infiammazione, che aumenta la probabilità che le placche si rompano.
Una Lp(a) elevata può anche portare al restringimento della valvola aortica, una valvola cardiaca, a causa del suo ruolo nell’infiammazione, favorendone la calcificazione.
Questa bestiaccia di Lp(a) si misura con un semplice esame del sangue e quello che speriamo di trovare è un valore basso, possibilmente inferiore a 14 mg/dL (anche se poi c’è qualche dubbio che un valore molto basso possa essere collegato al rischio di diabete di tipo 2, ma questo è ancora oggetto di dibattito, per cui dimentichiamolo pure).
Ma la verità è che valori elevati, superiori a 50, sono piuttosto comuni, si stima una persona su 5. E al solito di per sé valori elevati non causano alcun sintomo, solo EVENTUALMENTE complicazioni, che sono spesso quelle che spingono i cardiologi a suggerirne il dosaggio:
- Difficoltà di circolazione alle gambe (ma parto di vera arteriopatia periferica, non la semplice insufficienza venosa)
- Infarto, ictus o malattia coronarica prima dei 55 anni (negli uomini) o dei 65 anni (nelle donne) apparentemente inspiegabili, perché senza fattori di rischio noti (il classico “eppure era astemio, in perfetta forma e forse pure casto”, e gli è venuto lo stesso un infarto)
- O ancora familiari stretti, ad esempio genitori o fratelli, che abbiamo sviluppato problemi di questo tipo, di nuovo, inspiegabilmente (come abbiamo detto prima la causa è genetica).
A questo punto rimangono due punti da affrontare, uno più spinoso dell’altro:
- Questo esame s’ha da fare oppure no?
- E se lo facciamo e troviamo un valore alto? Che si fa?
Se ci pensi le due domande sono quindi anche strettamente intrecciate tra loro, ma partiamo dalla seconda.
Cosa fare in caso di Lp(a) alta
Ad oggi l’unico trattamento realmente efficace per abbattere in modo davvero significativo i valori è l’aferesi, che consiste sostanzialmente nell’estrarre fisicamente dal sangue le Lp(a), con un procedimento simile alla dialisi, ma i problemi sono due: è un rimedio temporaneo, che richiederebbe cioè periodiche sedute, e non è certamente il trattamento più comodo del mondo.
Non è difficile prevedere l’uscita di farmaci mirati ad abbassarne i valori, ma invece prevedere se serviranno ancora 12 mesi, 12 anni o di più è molto più complicato. Qualcosa in realtà c’è già, ma si tratta per di trattamenti off-label o medicinali che agiscono in modo, diciamo indiretto.
Ma una cosa invece è certa: Lp(a) è UN fattore di rischio, che diventa tanto più pericoloso quanti sono e quanto sono gravi eventuali ALTRI fattori di rischio.
sono tutti altri fattori di rischio che siamo in grado di controllare molto meglio e che quindi, a maggior ragione, dovremo curare scrupolosamente per evitare che vadano a sommarsi a Lp(a) per creare una miscela esplosiva.
Dieta e attività fisica non abbasseranno la Lp(a), non quanto vorremmo perlomeno, ma sono in grado di migliorare drammaticamente tutti gli altri parametri, contribuendo così ad abbattere il rischio cardiovascolare totale.
E ovviamente non c’è bisogno che ti dica che se trovi un valore ottimale questo non ti autorizzerebbe a darti alla pazza gioia con fumo, alcool, dolci, divano e telecomando, giusto?
Lp(a) è un ULTERIORE parametro da tenere in considerazione, quindi un valore alto NON è una diagnosi di morte precoce ed un valore basso NON è un toppa libera tutti. Chiaro?
È un po’ come se dovessi andare da Milano a Roma in macchina, ma ci fosse il radiatore non perfettamente funzionante e non si trovasse più un pezzo di ricambio per ripararlo. In autostrada potrebbe crearti qualche problema, ma non è detto. Certo è che se partissi anche con una gomma mezza sgonfia, un faro bruciato, il tergicristalli rotto e la convergenza fatta l’ultima volta 20 anni prima il rischio sarebbe sensibilmente più elevato, giusto? E allo stesso modo se avessi tutti questi problemi, ma il radiatore perfettamente funzionante, sarebbe comunque un viaggio rischioso. Spero di aver reso l’idea.
Chi dovrebbe sottoporsi all’esame
Chiunque? Oppure solo le categorie a rischio che abbiamo elencato prima?
Molti ricercatori sono dell’idea che tutti gli adulti dovrebbero sottoporvisi a scopo di screening, ma il mio consiglio è diverso: se hai un cardiologo di fiducia chiedi direttamente a lei o lui, se non ce l’hai chiedi al tuo medico curante, ma NON procedere di testa tua.
E se ti chiedi perché non prendo una posizione più netta è perché ad oggi, quantomeno che io sappia, non ci sono studi che verifichino dati alla mano se uno screening di massa possa essere statisticamente vantaggioso.
Apparentemente sì, certo, ma la storia c’insegna a non dare queste conclusioni per scontato, tanto che credo che ad oggi molte, se non tutte, le compagnie assicurative americane non lo rimborsino… che è indicativo del fatto che a livello di popolazione non sia ancora inequivocabile il beneficio, mentre ovviamente può essere diverso se ragioniamo a livello di singolo individuo.