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Dieta cinese guarisce dal diabete di tipo 2

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Segue trascrizione del video

Introduzione

Sì, è tutto vero: uno studio condotto da ricercatori cinesi e pubblicato a dicembre 2022 dimostra ancora una volta di come sia non solo possibile guarire dal diabete di tipo 2, ma che è possibile farlo attraverso lo stile di vita.

Se mi conosci, sai che in realtà quando decido di scrivere titoli così aggressivi “Dieta cinese guarisce dal diabete di tipo 2” c’è sempre qualcosa sotto, una più o meno sottile licenza poetica che mi prendo nella scrittura di un aggancio click-baitoso ma… che non è mai fine a sé stesso.

Nella mia opera di divulgazione (che detto così mi sembra quasi di essere davvero un divulgatore serio) cerco quasi sempre di perseguire due obiettivi:

  1. informarti su un argomento
  2. e aiutarti a comprendere come si fa, in ambito scientifico, a valutare una notizia, una fonte, un pezzo d’informazione.

Lo studio di oggi non fa differenza.

Te lo ripeto perché non ci siano fraintendimenti: hanno guarito dei pazienti, ma, ma, ma… ci sono dei ma. Partiamo dall’inizio.

Mano con una goccia di sangue sul dito e glucometro che segna 98

Shutterstock/Proxima Studio

Lo studio

Prendi 72 pazienti cinesi che abbiano ricevuto una diagnosi di diabete di tipo 2 da almeno un anno, quindi parliamo di soggetti in terapia farmacologica, e li dividi a caso in due gruppi diversi:

  1. Il primo gruppo lo assegni a una dieta basata sulle indicazioni delle linee guida cinesi, comunque non troppo diverse dalle nostre; parliamo di un’alimentazione fondata essenzialmente su cereali integrali, abbondanti quantità di fibra e di grassi insaturi, come quelli di alimenti vegetali e del pesce. Per gli amanti dei numeri si tratta di qualcosa di abbastanza vicino al cosiddetto modello mediterraneo, 50-65% di carboidrati, 15-20% di proteine, 20-30% di grassi. Attenzione, un aspetto importante: all’interno di questa ripartizione, si può mangiare a sazietà. In parole più semplici, mangia quanto vuoi, a patto di scegliere alimenti sani e attenerti nel complesso a una dieta equilibrata.
  2. Il secondo gruppo lo assegni invece al regime di cui vuoi valutare l’efficacia. Seguimi perché la differenza è sottile: stessa identica alimentazione del primo gruppo, ma ogni 10 giorni, ne inserisci 5 in cui la quantità giornaliera non è a sazietà, ma al contrario viene fortemente limitata: 840 calorie al giorno, che è effettivamente pochino. Tanto per darti un’idea di massima, puoi immaginarlo come l’equivalente di un pranzo nemmeno troppo abbondante. Questa quota, 840 calorie, devi fartela bastare per l’intera giornata, suddividendola in colazione-pranzo-cena a orari specifici e ripartiti indicativamente in 46% di carboidrati, 46% di grassi, 8% di proteine. Per inciso questi pasti venivano inviati direttamente a casa, in modo da garantire l’adesione a questi paletti, con la speranza che i pazienti non decidessero di aggiungere altro proveniente dalla propria dispensa… Passati 5 giorni così, si ritorna ai 10 giorni di dieta “a volontà” con le indicazioni viste prima e così via, alternando questi cicli di 10-5 giorni. Approcci che si avvicinano ad alcune pratiche di digiuno intermittente.

Tutto questo per 3 mesi. L’obiettivo è quindi chiaramente quello di ottenere un’efficace restrizione calorica, con l’idea (la speranza?) che questi 5 giorni di ristrettezza alternati a 10 di libertà rendessero più sopportabili i sacrifici necessari.

Sì, sembra proprio che siano stati più sopportabili, perché a distanza di 3 mesi nel primo gruppo sostanzialmente non si è osservata perdita di peso, mentre nel secondo gruppo la perdita media è stata del 9% del peso corporeo. Se pesi 70 kg, significa perderne poco più di 6, che in tre mesi non è affatto male, è il classico mezzo chilo a settimana.

Guarire dal diabete

Bene la perdita di peso, ma il diabete?

La glicemia media a digiuno del gruppo sottoposto alla restrizione calorica è passata da 140 mg/dL a 113 mg/dL, tecnicamente sotto alla soglia richiesta per la diagnosi di diabete, ma il bello deve ancora arrivare.

Il 68% dei pazienti appartenenti al gruppo sottoposto a restrizione hanno almeno diminuito le dosi dei farmaci assunti, ma il 50% di loro ha smesso ogni terapia. Ma il bello deve ancora arrivare.

Passati questi tre mesi è stato chiesto ai partecipanti di continuare a mangiare secondo le linee guida cinesi, ma questa volta senza più distinzioni: tutti potevano mangiare a volontà, a patto di attenersi alle linee guida. Niente più restrizione calorica intermittente, mangia quanto vuoi a patto di mangiare, permettimi la semplificazione, bene, in modo sano.

A sei mesi dall’inizio dello studio è stata misurata l’emoglobina glicata, un esame del sangue che rappresenta un’indicazione di massima della glicemia media degli ultimi 3 mesi, ovvero quelli in cui tutti e 72 hanno allegramente mangiato a volontà.

Ecco il bello: il criterio ufficiale per dichiarare guarito il diabete di tipo 2, più correttamente sarebbe meglio parlare di diabete in remissione, è proprio la glicata, che ci aspettiamo di trovare sotto al 6.5% a distanza di 3 mesi dalla sospensione di qualunque farmaco antidiabetico.

Se ci pensi è un criterio elegante: sospendi i farmaci, vai avanti per 3 mesi e se la glicata, che sia basa proprio sui 3 mesi precedenti, è nella norma… bingo! Diabete in remissione.

Ebbene, mediamente nel gruppo sottoposto a restrizione calorica la glicata è passata in 6 mesi, tre più tre, da 7.65% a 5.66%. Più nel dettaglio, il 47% dei partecipanti al gruppo sottoposto a restrizione si è trovato guarito, uno su due. Interessante notare che nel frattempo la glicemia a digiuno è ulteriormente diminuita. Eravamo a 113 mg/dL dopo i primi 3 mesi, ora siamo a 104 mg/dL.

I ricercatori non si sono ovviamente fermati qui, perché purtroppo dobbiamo ammettere che in lavori precedenti quello che emerge spesso è che nel tempo i pazienti tornano alle vecchie abitudini e in molti casi sono quindi costretti a riprendere la terapia.

Andiamo quindi avanti di ulteriori 6 mesi e arriviamo così a un anno dall’inizio dello studio. Te la faccio breve:

  • glicemia e glicata leggermente risalite,
  • peso sostanzialmente costante, e questa è una notizia grandiosa,
  • ma soprattutto il 33% dei pazienti era non solo ancora in remissione, ma in completa remissione, che significa avere sia la glicemia che la glicata non solo sotto i valori soglia di diabete, ma sotto la soglia di normalità, quindi nemmeno in quella fase grigia che viene in genere indicata come pre-diabete.

Un paziente su 3 a distanza di 12 mesi: direi straordinario.

Lo studio sta continuando e ne riparliamo tra 5 anni, ma noi invece…

… cosa ci portiamo a casa?

Ecco come leggo io i risultati dello studio.

  1. Il diabete di tipo 2 è stato a lungo considerato una condizione progressiva e irreversibile, ma si stanno accumulando ormai da anni evidenze chiare di come un intervento intensivo sullo stile di vita possa portare alla remissione del diabete: questo studio ne è un’ulteriore conferma.
  2. Le diete a digiuno intermittente che alternano giorni di alimentazione ad libitum con giorni di digiuno modificato (cioè a bassissimo contenuto calorico) possono effettivamente ridurre in modo significativo il peso corporeo e migliorare i fattori di rischio cardiometabolico. Questo significa che tutti dovremmo adottarla? No, come abbiamo detto tante volte a proposito di approcci differenti è una delle possibilità: magari non funziona per me, ma tu ti ci trovi bene e allora OK, con l’assistenza di un professionista può essere una strada, anche perché
  3. a prescindere dal modello dietetico scelto, in genere quello che emerge da questi studi è che a fare la differenza è la perdita di peso, e non essendo tutti uguali per te può essere più facile perderlo in un modo e per me in un altro.
  4. Allo stesso tempo dalla letteratura sappiamo che dimagrire non è poi così difficile, il difficile viene dopo, ovvero mantenere il peso raggiunto ed evitare di riprenderlo. Entra quindi in gioco il concetto di abitudini alimentari sostenibili per tutta la vita e il modello mediterraneo è sostenibile. Anche per questa ragione, se proprio devo essere sincero, personalmente tendo a preferire approcci che t’insegnino i fondamenti di una dieta sana ed equilibrata già nella prima parte, quando il peso lo devi perdere, senza rimandare questa necessità di educazione alimentare alla successiva fase di mantenimento (ad esempio le diete chetogeniche sono considerate generalmente poco sostenibili, sebbene ci siano eccezioni soggettive).
  5. Anche restringendo il campo di applicazione al diabete è interessante notare come anche le linee guida cinesi, come le nostre e quelle americane, vedano ancora i carboidrati alla base dell’alimentazione di un paziente diabetico, a ulteriore testimonianza che il problema NON sono i carboidrati. Il problema è in parte il tipo di carboidrati, ma soprattutto è l’eccesso calorico in generale a fare i danni peggiori… ovvero, mangiamo male e soprattutto mangiamo troppo.
  6. In questo studio NON è stata introdotta alcuna attività fisica ed è stata a mio avviso una scelta saggia, perché in questo modo siamo riusciti a capire esattamente l’effetto delle modifiche alimentari senza l’esercizio fisico. Questo ovviamente NON toglie nulla all’importanza di una vita attiva, lo sappiamo da una mezza tonnellata di studi precedenti. È una precisazione magari superflua, ma repetita juvant.
  7. A proposito di ripetere le cose, ricordati sempre che si tratta di percorsi che necessitano tassativamente della supervisione di un medico endocrinologo.
  8. Sempre a questo proposito… le parole sono importanti e ti faccio notare che si parla di diabete in remissione: non guarito, in remissione, perché serve continuare a fare attenzione, forse anche più di prima per non ricaderci. Esiste quindi l’assoluta necessità di aderire vita natural durante a uno stile di vita più sano e ovviamente più questo è sostenibile, meno complicato sarà aderirvi.
  9. Altro aspetto essenziale da notare: NON TUTTI i pazienti guariscono, anche se ovviamente praticamente tutti ne possono in qualche modo beneficiare, non fosse altro che in termini di riduzione delle complicazioni. Questo è però importante ricordarlo sempre, perché non vorrei che passasse il messaggio: “Adesso me la godo, tanto poi quando verrà il momento posso guarire”. Non solo la guarigione non è garantita, ma soprattutto uno stile di vita che favorisce lo sviluppo di diabete è lo stesso che favorisce anche infarto e ictus, quindi il momento migliore per iniziare ad avere cura del proprio stile di vita era alla nascita, il secondo miglior momento è oggi, adesso, a prescindere dalla tua situazione.

Fonti e bibliografia

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