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Introduzione
Non tutti gli attacchi di cuore iniziano con un improvviso ed inconfondibile dolore al petto.
I sintomi potrebbero essere più lievi, subdoli, iniziare e anche progredire più lentamente, trascinarsi nel tempo. Oppure potrebbero essere effettivamente più severi ed improvvisi.
Potrebbero andare e venire per diverse ore.
Se hai visto un tuo genitore subire un infarto non è detto che nel tuo caso i sintomi sarebbero gli stessi, addirittura anche se tu stessa avessi già avuto un infarto in passato, in caso di un secondo episodio le manifestazioni potrebbero cambiare.
E allora come lo riconosciamo? Nelle prossime righe faremo un punto approfondito su tutte, o quasi, le possibili sfumature di una condizione che, insieme alle altre malattie cardiovascolari, rappresenta ancora la principale causa di morte nel nostro Paese.
Chi sopravvive a un attacco cardiaco diventa un malato cronico e, anche se in questo articolo non ne parleremo, la vera chiave non è una diagnosi precoce come spesso si dice, ma la prevenzione. Perché il cuore è un organo straordinario, con una buona capacità di sopportazione, lo puoi maltrattare anche per decenni senza accorgerti di nulla, ma questo al prezzo di una capacità di guarigione sostanzialmente trascurabile: l’area infartuata non è in grado di guarire in modo ottimale, il tessuto iper-specializzato delle cellule cardiache morte viene sostituito da cicatrici e il danno subito induce una trasformazione dell’intero organo, che viene rimodellato da fenomeni di compensazione che lo rendono dilatato e meno efficace nella sua funzione.
Cos’è un infarto?
“Infarto” è un termine che in medicina indica un insufficiente afflusso di sangue ad un qualsiasi organo, non necessariamente il cuore, esistono infatti infarti intestinali e polmonari, ad esempio, ma anche l’infarto del cervello, che siamo abituati a chiamare ictus.
Ma concentriamoci sul cuore: noi siamo abituati a pensare al cuore per quella che è la sua funzione, ovvero pompare il sangue ricco di ossigeno a tutto l’organismo. Ma per farlo il cuore necessita a sua volta di ossigeno ed energia, che gli vengono forniti attraverso le arterie coronarie, che puoi immaginare come il cavo elettrico che fornisce l’energia necessaria al cuore proprio come il cavo che alimenta il tuo computer o il tuo frigorifero.
Cosa succede se limitiamo la corrente che passa in questo cavo? Succede che frigorifero e computer iniziano a funzionare male, fino a spegnersi quando la corrente diventa proprio insufficiente. E lo stesso capita al tuo cuore, tipicamente a causa di placche di colesterolo che giorno dopo giorno, anno dopo anno, ostruiscono le coronarie e limitano il passaggio di sangue, fino al punto di rottura, ovvero quando il sangue che è in grado di passare non è più sufficiente.
Non è l’unica causa, ma sicuramente la più comune, e questo ci aiuta a capire anche perché i sintomi potrebbero essere differenti, perché la coronaria potrebbe improvvisamente ostruirsi in modo completo, oppure ostruirsi abbastanza da rendere insufficiente il passaggio di sangue, ma che tuttavia non viene interrotto del tutto.
Purtroppo il tuo cuore ha un problema in più rispetto al frigorifero: se l’elettrodomestico non riceve più corrente, si spegne e basta. Nella peggiore delle ipotesi buttiamo via il contenuto se l’interruzione persiste troppo a lungo, ad esempio se salta la corrente quando sei in vacanza, ma al tuo ritorno riattacchi la corrente e il frigorifero torna a funzionare.
Il cuore no. Il cuore, le cellule del cuore, se non ricevono un costante apporto di ossigeno e nutrienti, entro pochi minuti iniziano a rompersi, iniziano a morire, rendendo irreparabile il danno. Se sei molto fortunata, o perché l’ostruzione si sblocca nel frattempo o perché ti portano rapidamente in Pronto Soccorso, il cuore potrebbe uscirne un po’ malconcio, ma ancora funzionante, se sei sfortunata il danno può essere tale da non permettere più alcun margine di manovra.
E questa è la ragione per cui i secondi sono così preziosi e possono fare la differenza tra la vita e la morte, ma come riconosciamo un evento così drammatico?
I sintomi di un infarto
Un infarto può palesarsi con nessuno, uno o più tra i seguenti sintomi:
- Dolore toracico, senso di pesantezza o di disagio avvertito al centro o sul lato SINISTRO del petto (questo è probabilmente il sintomo più comune, ma che non significa affatto che sia sempre presente)
- Dolore o disagio in una o entrambe le braccia, ma che può riflettersi anche su schiena, spalle, collo, mascella o addirittura raggiungere quasi l’ombelico
- Mancanza di respiro, che può essere avvertita a riposo o durante un piccolo sforzo, quando cioè il cuore richiede più ossigeno di quanto non sia possibile fornire, proprio a causa dell’attacco cardiaco in corso (si tratta di un sintomo più tipico dell’età anziana)
- Improvviso aumento della sudorazione, senza un apparente motivo, come potrebbe essere un’elevata temperatura
- Stanchezza inspiegabile, che talvolta si trascina per giorni
- Una travolgente sensazione di ansia, simile a un attacco di panico
- Nausea, sensazione di malessere allo stomaco e/o vero e proprio vomito
- Senso di stordimento o vertigini improvvise
- Battito cardiaco accelerato (tachicardia) o irregolare, perché il tuo cuoricino cerca disperatamente di compensare.
Dolore
Il dolore è il sintomo a cui pensiamo più spesso, anche abituati dalla cinematografia che rappresenta il paziente che inizia improvvisamente a toccarsi il petto ed è sicuramente vero che la maggior parte degli attacchi di cuore comporta un disagio al centro del torace che dura più di alcuni minuti, tipicamente più di 20, oppure che mostra un andamento intermittente: va e viene.
A volte in realtà non è un vero e proprio dolore, ma una sensazione descritta come senso di pressione, di schiacciamento, che poi può riflettersi anche tutto attorno:
- schiena,
- collo,
- mascella,
- stomaco,
- spalla
- e braccio.
In ultimo, NON viene influenzato né da cambiamenti di posizione, né movimento, come può succedere ad esempio in caso di dolore muscolare o articolare.
Braccio destro o sinistro?
Domanda da un milione di dollari: dolore al braccio destro o sinistro? Può interessarle entrambe, destra o sinistra.
In passato spesso si diceva il sinistro, ed in effetti forse è un pelo più comune, ma oggi si preferisce dire entrambe per non rischiare di trascurare un segnale determinante.
Differenze tra uomo e donna
Ci sono poi differenze tra uomo e donna ma, attenzione, si tratta soprattutto di differenze statistiche, ovvero alcuni sintomi sono magari più comuni in un sesso, ma non necessariamente esclusivi.
Come per gli uomini, il sintomo di attacco cardiaco più comune nelle donne rimane il dolore o il disagio avvertito al petto, ma le donne possono più spesso manifestare gli altri sintomi che popolarmente sono in genere meno associati all’infarto, come mancanza di respiro, nausea/vomito e dolore alla schiena o alla mandibola, ma anche ansia inspiegabile, vertigini, palpitazioni e sudorazione fredda.
A questo proposito l’American Heart Association riprende il paragone che facevamo prima:
Abbiamo tutti visto scene cinematografiche in cui un uomo ansima, si stringe il petto e cade a terra. Quando la vittima di un attacco di cuore è una donna, la scena potrebbe non essere altrettanto drammatica.
Insomma, spesso i sintomi sono meno chiari ed eclatanti, più subdoli, lievi, tanto da venire purtroppo spesso scambiati, almeno inizialmente, per condizioni meno pericolose per la vita, come reflusso gastroesofageo, influenza o addirittura banali malesseri legati all’età.
Secondo alcuni autori poi, in realtà, non sarebbero tanto i sintomi a essere differenti, ma è invece più probabile che le donne respingano l’idea che potrebbero avere un infarto in corso, ritardando per questa ragione la ricerca di cure.
Attacchi cardiaci silenziosi
Nella peggiore delle ipotesi gli attacchi di cuore possono verificarsi senza alcun sintomo evidente o con sintomi molto lievi, il cosiddetto infarto silenzioso, più frequente negli anziani e in un’altra categoria particolare, soggetti con problemi di glicemia alta o franco diabete, a causa dei danni già subiti alle terminazioni nervose.
Quando chiamare il 112
Ecco perché, come accennavamo prima, non si dovrebbe esitare troppo ad allertare i soccorsi in caso di dubbi: better safe than sorry, meglio prevenire che curare.
Oltre ai sintomi, anche il contesto potrebbe aiutare a riconoscere un infarto in corso anche quando non perfettamente evidente; in passato ho avuto il piacere di collaborare con il Dr. Daniele Busatta, che in un articolo sul tema ha scritto così:
Quelli che potremmo definire i “fattori scatenanti” dell’infarto sono efficacemente sintetizzati in una figura molto comune nei libri di testo di medicina e dipinta dal celebre medico ed illustratore Frank Netter, in cui si vede un uomo uscire da un ristorante con una valigia in mano, nel freddo di una nevicata, a evidenziare: lo sforzo intenso (l’uomo solleva una valigia e ha appena finito di salire una rampa di scale), un pasto abbondante (è appena uscito dal ristorante), l’abitudine al fumo (a terra vediamo una sigaretta ancora fumante), il freddo (il freddo aumenta la pressione arteriosa e nell’immagine è raffigurata una giornata invernale).
Oltre a questi fattori scatenanti, ci sono poi i fattori di rischio, quelli che nominiamo ogni volta, come obesità, sedentarietà, dieta non ottimale, colesterolo alto, … ma non voglio divagare.
L’ambulanza è spesso il modo migliore e più sicuro per raggiungere l’ospedale, certamente non devi metterti alla guida in caso di sospetto infarto, ma allo stesso tempo farsi accompagnare potrebbe, in alcuni casi, farti perdere secondi preziosi.
OK, hai chiamato il 112 e l’ambulanza sta arrivando, ora che si fa?
- siediti e cerca di rimanere tranquillo
- si può valutare di assumere una dose di aspirina a basso dosaggio, ma se hai dei dubbi questo valutalo con l’operatore del numero unico delle emergenze
- rimani calmo e attendi l’arrivo del medico.
Conclusioni
In questo articolo spero di averti chiarito quanto il quadro clinico dell’infarto possa essere vario, tanto che anche in Pronto Soccorso molto spesso i medici sono costretti a ricorrere a esami del sangue e strumentali per trovare conferma della diagnosi, o addirittura per escluderla in casi particolarmente dubbi. Se non ci riesce un medico con anni, magari decenni di esperienza, a riconoscere tutti i casi, non possiamo certamente avere l’arroganza di essere noi più bravi, quindi i messaggi chiave che vorrei che ti portassi a casa sono due:
- In caso di dubbi, chiama il 112. Alcuni attacchi di cuore colpiscono all’improvviso, ma molti pazienti iniziano a manifestare segnali di allarme e sintomi con ore, giorni, addirittura settimane di anticipo. Il dolore o il senso di pressione toracica che continua a persistere e che non scompare con il riposo può ad esempio essere un segnale di allarme precoce.
- Ma soprattutto, il tuo primo pensiero non deve essere saper riconoscere un infarto, ma fare tutto il possibile per prevenirlo, con uno stile di vita sano. È una garanzia assoluta? Purtroppo no, ma può fare tutta la differenza del mondo: fino a 8 casi su 10 potrebbero essere prevenuti, 8 su 10.
Fonti e bibliografia
- NIH
- NHS
- Myocardial Infarction – Niranjan Ojha; Amit S. Dhamoon