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Tumore al colon-retto: i 4 sintomi iniziali più comuni

Video

Segue trascrizione del video

Introduzione

Vuoi prima la notizia buona o la notizia cattiva?

OK, partiamo dalla cattiva… Il tumore al colon-retto colpisce, molto più che in passato, anche i giovani adulti, ad esempio questo studio dimostra

un aumento dell’incidenza di tumore al colon-retto nei giovani adulti con meno di 50 anni, nella popolazione europea, storicamente associata a una bassa incidenza di questa forma di cancro, sollevando grosse preoccupazioni per il futuro.

In realtà è un triste trend osservato anche negli Stati Uniti, ma soprattutto quello del colon rimane uno dei tumori più diffusi, “terzo per incidenza dopo il cancro del seno femminile e del polmone” (fonte AIRC).

La buona notizia? La diffusa ipotesi che la causa dell’aumento nei giovani potrebbe essere lo stile di vita:

  • sedentarietà,
  • sovrappeso e obesità,
  • fumo,
  • alcol,
  • diete povere di fibre e ricche invece di grassi di cattiva qualità, tra cui anche quelli di provenienza animale come ci ricorda l’AIRC, oltre che di carni lavorate.

Stile di vita che secondo le stime del Cancer Research UK è comunque responsabile del 54% dei casi a prescindere dall’età, percentuale che secondo altri autori potrebbe essere anche superiore.

Sintomi iniziali

Perché io la consideri una buona notizia può sembrare paradossale, ma di questo ne parliamo dopo… hai cliccato per conoscere i segni e sintomi iniziali e allora eccoli; uno studio pubblicato nel mese di maggio 2023 è dedicato proprio a questo e ne individua 4, definendoli addirittura da allarme rosso:

Macchia di sangue su sfondo bianco

Shutterstock/Yeti studio

Ora, parliamoci chiaro affinché non ci siano fraintendimenti: se hai sempre sofferto di colon irritabile, quindi dolori addominali, e ti capita di vedere del sangue delle feci non pensare subito di avere un tumore, può essere una semplice infiammazione delle emorroidi.

Se hai sempre sofferto di emorroidi infiammate e ti capita di avere una scarica di diarrea, non pensare immediatamente di avere un tumore.

Se risulti anemica agli esami di controllo, è più probabile che siano le recenti mestruazioni troppo abbondanti la vera causa.

Potrei andare avanti, ma ci siamo capiti, no?

E allora quando preoccuparsi?

I medici delle cliniche Mayo esprimono come sempre un invidiabile pragmatismo in proposito:

Se noti sintomi persistenti che ti preoccupano, fissa un appuntamento con il medico.

La parola chiave è “persistenti”. È la persistenza, un disturbo che si protrae nel tempo, che non passi, che deve indurci a rivolgerci al medico, anche in questo caso senza saltare a conclusioni affrettate, perché fortunatamente sono molte di più le cause benigne, rispetto al tumore, a spiegare questi sintomi.

Quanto persistenti? L’NHS inglese suggerisce indicativamente 3 settimane.

Tutti gli altri sintomi

Dolore addominale, sanguinamento rettale, diarrea e anemia sono segni e sintomi iniziali più comuni, ma questo non significa che tutti i pazienti li manifestino, anche perché molto dipende da fattori come dimensioni e posizione del tumore; vale quindi la pena dare un’occhiata anche a tutti gli altri possibili disturbi associati al tumore al colon:

La buona notizia

Ma torniamo alla bella notizia iniziale: perché dovrebbe essere apprezzabile il fatto che, presumibilmente, tra le cause più rilevanti alla base dell’insorgenza del tumore ci sia proprio lo stile di vita?

Perché questo significa che possiamo fare la differenza, possiamo proteggerci. Ma facciamo un passo indietro e ripassiamo due concetti estremamente importanti:

  • cos’è il rischio di sviluppare di una malattia,
  • differenza tra fattori di rischio modificabili e non modificabili.

Rischio di malattia

Fonti americane osservano che durante la prima metà del ventesimo secolo il rischio generale di andare incontro a una diagnosi di cancro del colon-retto è diminuito, ma già a partire dalle persone nate nel 1950, il livello di rischio è tornato ad aumentare: tra gli adulti di età compresa tra 20 e 39 anni, l’aumento inizia indicativamente a metà degli anni ’70. Rispetto agli individui nati intorno al 1950, quelli nati nel 1990 hanno il doppio del rischio di cancro al colon e quattro volte il rischio di cancro del retto.

Perché?

Alcuni autori sospettano che la spiegazione risieda, in buona parte o almeno in parte, nella diffusione di alcune pessime abitudini tipiche delle società occidentali degli ultimi decenni, anche in considerazione di indizi importanti, come ad esempio il fatto che la metà dei giovani adulti con diagnosi cancro del colon-retto è in sovrappeso e il 17% francamente obeso, per non parlare di una dimostrata correlazione tra tempo passato a vedere la televisione (indice di sedentarietà) e rischio di tumore.

Questi sono due fattori di rischio, obesità e sedentarietà, ma come devono essere interpretati?

  • Tutti gli obesi svilupperanno tumore al colon? No.
  • Pazienti in peso forma non svilupperanno mai tumore al colon? Nemmeno.

Mettiamola così… Immagina che un demone ti costringa a un gioco sadico… dovrai pescare una biglia da un’urna:

  • se la biglia è nera svilupperai un tumore,
  • se la biglia è bianca sarai salvo.

La domanda chiave che devi porti è: quante biglie nere e quante bianche ci sono all’interno dell’urna?

Almeno una biglia nera c’è nell’urna di tutti, chiunque può potenzialmente sviluppare un tumore, ma a seconda delle scelte che facciamo possiamo modificare il numero complessivo tanto delle bianche (salvezza), che di quelle nere (malattia). Queste scelte sono rispettivamente i fattori preventivi e i fattori di rischio. Li vediamo dopo, quello che mi preme farti capire ora è che siamo davvero TUTTI soggetti a questa crudele lotteria, proprio tutti, ma allo stesso tempo tu hai la possibilità di modificare la tua personale probabilità di vittoria.

Fattori di rischio modificabili e non modificabili

Posto che almeno una biglia nera c’è nell’urna di tutti, purtroppo alcuni di noi partono con qualche biglia nera in più nonostante uno stile di vita che può essere anche perfetto, ad esempio un bambino di 10 anni avrà sicuramente meno biglie nere del suo nonno di 60 anni, così come alcuni soggetti portatori di sfortunate combinazioni genetiche partono da un rischio di base superiore alla media.

Questo ci aiuta a comprendere la distinzione tra due categorie di fattori di rischio:

  • fattori di rischio modificabili, come quelli legati allo stile di vita,
  • fattori di rischio NON modificabili, come l’età.

Prima di vederli uno per uno, presta però attenzione a quello che sto per dirti: se anche fossi portatore di una predisposizione genetica che favorisce l’insorgenza di tumore, questa NON è una condanna. Nella tua urna ci saranno più biglie nere rispetto a quella degli altri , ma non saranno mai tutte nere, e le tue scelte potranno ancora fare in modo di modificare la proporzione relativa tra i due destini possibili.

Tumore al colon, i fattori di rischio

Fattori non modificabili

Secondo l’American Society of Clinical Oncology un soggetto a caso ha circa il 5% di probabilità di sviluppare un cancro del colon-retto nella propria vita; del totale delle diagnosi solo il 5-10% riguarda pazienti con una specifica predisposizione genetica, mentre un ulteriore 10-15% si osserva in persone con una storia familiare di tumore al colon, pur senza una causa genetica riconosciuta.

Quindi predisposizione genetica e familiarità sono due fattori di rischio NON modificabili, due biglie nere che se presenti non possiamo togliere, così come l’età (la maggior parte delle diagnosi avviene tuttora dopo i 50 anni), essere più alti, l’etnia (ad esempio gli indiani d’America ne sono particolarmente soggetti), il sesso (gli uomini sono leggermente più a rischio), la presenza di malattie infiammatorie intestinali (come morbo di Crohn e colite ulcerosa), diabete di tipo 2, tendenza allo sviluppo di polipi intestinali e precedenti diagnosi di altri tumori (in particolare tumore delle ovaie o all’utero).

Fattori modificabili

Queste sono tutte biglie nere che non possiamo togliere, a differenza dei fattori di rischio modificabili:

  • sedentarietà,
  • obesità,
  • consumo di carne rossa e/o processata,
  • cottura aggressiva e ad alta temperatura (come frittura e grigliate),
  • secondo alcuni autori la carenza di vitamina D,
  • alcol,
  • fumo.

Queste sono biglie nere, che decidi tu se mettere o meno, posto che ovviamente, a scanso d’equivoci, non è la singola grigliata estiva con gli amici a fare la differenza, così come non lo sarà il brindisi di fine anno. Questo è importante, perché se sei obeso lo sarai ogni giorno e questo lavorerà a tuo sfavore ogni singolo giorno, mentre quello che decidi di bere e mangiare inciderà ovviamente anche in modo correlato alla frequenza e alla dose. Ma ovviamente se deciderai di diventare vegetariano contribuendo alla riduzione di inutili sofferenze animali potrai beneficiare non solo di una riduzione del rischio di tumore (e questa NON è una battuta), ma anche e soprattutto della mia ammirazione e stima, che converrai con me, non ha prezzo (questa invece è una battuta 😊).

I fattori protettivi

Ed ora la parte che non vedevo l’ora di spiegarti, i fattori protettivi, ovvero come trasformiamo la maggior parte delle biglie nere in bianche?

  • Se mantenere un peso ideale può aiutare a ridurre il rischio, anche perdere solo una parte del tuo sovrappeso può aiutare, poco è sempre meglio di niente (magari non toglierai tutte le biglie nere legate al peso, ma iniziamo comunque a toglierne qualcuna).
  • Essere più attivi riduce il rischio di cancro al colon-retto: Non solo l’attività fisica può aiutare, ma anche limitare il tempo passata seduta o sdraiata può avere un effetto misurabile e questo è un aspetto che è emerso soprattutto negli ultimi anni. Te lo ripeto, più attività fisica e meno tempo seduta, sono due comportanti diversi e non necessariamente legati, ma entrambi importanti.
  • E poi ovviamente la dieta, privilegiando pasti ricchi di verdura, frutta e cereali integrali. Sì, ho detto cereali, ovviamente integrali; studi recenti mostrano che il rischio di cancro del colon-retto sembra diminuire man mano che si aggiungono più cereali integrali alla dieta, con buona pace degli amici paleo. Anche i latticini, consumati senza esagerare, sembrano esercitare un effetto protettivo, un’altra biglia bianca.

Vorrei poterti dire che anche i legumi proteggono dal tumore al colon, ma per onestà intellettuale devo dire che dalla letteratura disponibile non emerge un legame così stretto, ma che c’importa? Ovviamente non è MAI  e dico mai emerso che possano essere un fattore di rischio e abbiamo già talmente tante ragioni per consumarli regolarmente che poco importa se in questo caso specifico non spicchino in modo netto. Peraltro è lo stesso World Cancer Research Fund a consigliare di consumarli regolarmente nella sua dieta anti-cancro, e poi se tanto devi ridurre il consumo di bistecche, hot-dog e affettati cosa c’è di meglio che sostituirli con i legumi?

Interessante notare, a questo proposito, un importante filone di ricerca che sta indagando il legame tra microbiota (i nostri amici batteri intestinali) e insorgenza e progressione del tumore al colon; anche in questo caso si stanno accumulando prove di possibili nessi causali, che peraltro potrebbero contribuire a spiegare le ragioni dell’effetto deleterio delle tipiche diete occidentali. E cosa possiamo aggiungere a frutta, verdura, cereali integrali ed eventualmente legumi per diventare cintura nera di microbiota intestinale? Esatto, alimenti fermentati. OK, lo ammetto, siamo nel campo delle ipotesi o poco più, ma di nuovo, le evidenze di beneficio verso altre condizioni di salute sono così interessanti che tanto ne vale la pena comunque, non credi anche tu? Da dove cominciare? Dallo yogurt, che presumibilmente unisce l’effetto protettivo dei latticini a quello dei prodotti fermentati (e magari ogni tanto alternalo con gli yogurt di soia, che potrebbe avere anche lei un’influenza positiva sul rischio, anche se in tutta onestà le evidenze sono ancora dubbie).

E se te lo stessi chiedendo, infine, l’assunzione di vitamina D non è chiarissimo che effetto abbia: è vero che alcuni studi hanno dimostrato che bassi livelli di vitamina D sono associati ad un aumentato rischio di cancro del colon-retto e di altri tipi di cancro, ma come sempre capita con questa vitamina non è chiarissimo se ci sia un rapporto diretto di causa-effetto, o semplicemente una correlazione.

Ma soprattutto ricorda:

  • Non è mai troppo tardi e non è mai troppo presto per migliorare il tuo stile di vita. Il momento migliore per iniziare era alla nascita, ma il secondo momento migliore è oggi, anche se stessi già convivendo con una diagnosi di tumore.
  • Ogni cambiamento va bene, anche se introdotto un po’ per volta. Un cambiamento piccolo è meglio di nessun cambiamento, ovvero nessun cambiamento è troppo piccolo.
  • Allo stesso tempo un piccolo danno è meno peggio di un grosso danno (e penso ad esempio a carne e alcolici).
  • I miglioramenti sono cumulativi: una nuova buona abitudine è bene, due nuove buone abitudini sono meglio e il loro effetto sommato è probabilmente maggiore dei singoli apporti.
  • Consapevolezza e quotidiana attenzione sì, ossessione no.

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