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Le statine causano diabete. Sì, davvero, ma…

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Introduzione

Le statine causano l’insorgenza di diabete di tipo 2, anzi no, diciamolo più correttamente: le statine aumentano il rischio di sviluppare di diabete di tipo 2 o, meglio ancora, sono associate ad un lieve aumento del rischio di nuova insorgenza di diabete.

Si tratta di un possibile effetto collaterale noto da tempo, che in nessun modo dovrebbe indurti a sospendere la terapia… ma che allo stesso tempo richiede senza dubbio altre cautele che probabilmente hai sottovalutato fino ad oggi… ma di questo ne parliamo alla fine… prima cerchiamo di capire meglio la situazione, perché come dice Einstein, tutto dev’essere reso quanto più semplice possibile. Ma non più semplice di così.

Cosa sono le statine?

Le statine sono una classe di farmaci che ha rivoluzionato il trattamento del colesterolo alto, tanto da rappresentare ancora oggi la terapia di prima scelta, grazie alla capacità di ostacolare un passaggio chiave nella produzione di colesterolo nel fegato.

Sono in uso dal 1987, anno di commercializzazione della prima molecola, e sono tuttora tra i farmaci più prescritti al mondo. Negli anni si è poi scoperto che, oltre a ridurre il colesterolo LDL (quello un po’ impropriamente chiamato colesterolo cattivo), le statine esprimono anche effetti antinfiammatori e stabilizzanti sulla placca aterosclerotica, che possono ulteriormente contribuire ai loro benefici cardiovascolari.

Alcuni esempi comuni di statine includono atorvastatina, simvastatina, pravastatina e rosuvastatina; si tratta di farmaci generalmente ben tollerati, ma che talvolta possono causare effetti collaterali come dolori muscolari, disturbi gastrointestinali e, raramente, danni al fegato.

Per approfondire: Statine e dolori muscolari

Statine e diabete

Uomo che sta per prendere una compressa

Shutterstock/artem evdokimov

Da quanto lo sappiamo?

Ma veniamo al succo del discorso: le statine aumentano davvero il rischio di diabete?

Sì, lo aumentano davvero, e lo sappiamo con ragionevole certezza da più di 10 anni, ovvero dalla pubblicazione di una bella meta-analisi su The Lancet che per prima ha fatto il punto su un dubbio che circolava in realtà già dai primi anni 2000. È ad esempio del 2008 un studio cardine della letteratura sulle statine, il Jupiter trial, pubblicato su un’altra rivistina medica qual è il The New England Journal of Medicine (probabilmente la rivista di medicina interna più importante del mondo), in cui gli autori hanno notato aumenti piccoli, ma statisticamente significativi, nel tasso di diabete di nuova insorgenza e nei valori di emoglobina glicata nei pazienti in terapia con statina.

E perché succede questo?

Meccanismo d’azione

Il meccanismo principalmente responsabile è potrebbe essere legato a una riduzione della secrezione di insulina: in pratica dopo aver mangiato un bel piatto di pasta a pranzo l’amido contenuto si trasforma in zucchero nell’intestino per poter essere assorbito nel sangue.

Una volta in circolo causa un fisiologico e prevedibile aumento della glicemia, come è normale che sia, e questo aumento viene rilevato dal pancreas che inizia a produrre insulina, il segnale che invita le cellule muscolari a prelevare lo zucchero in circolo, così da ridurre i valori circolanti.

Le statine sembra che possano interferire in questo meccanismo, riducendo la quantità di insulina rilasciata e quindi, di conseguenza, la capacità del corpo di ridurre velocemente i valori di glicemia.

Visto che le sfighe non vengono mai da sole, è purtroppo possibile che le statine peggiorino anche la cosiddetta insulino-resistenza: già c’è meno insulina in circolo di quanta ne serva, ma quella disponibile inizia a funzionare anche meno bene, come se le cellule muscolari non ricevessero chiaramente il messaggio.

Spesso si ricorre alla metafora della chiave e della serratura: l’insulina è la chiave che apre la porta presente sulla cellula muscolare che permette il passaggio dello zucchero dal sangue all’interno della cellula. Ecco, hai presente quando vai in ferramenta a farti fare una copia della chiave di casa e poi scopri che fatica ad entrare e girare nella serratura? L’insulino-resistenza è la stessa cosa: la chiave c’è, magari entra anche, ma poi gira male.

Di quanto aumenta il rischio?

È complicato fornire un numero esatto, perché l’aumento del rischio dipende da diversi fattori:

  • statina utilizzata (di statine ne esistono diverse e tra queste simvastatina, rosuvastatina e atorvastatina sembrano essere più a rischio che la pravastatina )
  • dosaggio assunto (maggiore è la dose, maggiore è il rischio)
  • fattori di rischio pre-esistenti (ovviamente se hai dei fattori di rischio indipendenti, come obesità, fumo, familiarità per la malattia e pressione alta il rischio finale sarà più elevato)
  • pazienti donne e pazienti anziani sembrano essere a maggior rischio.

Una meta-analisi del 2016 pubblicata su The Lancet ha rilevato che su 10000 pazienti trattati per 5 anni con statine sono stati diagnosticati 50-100 casi di diabete legati alla terapia. Tanti? pochi? Difficile da dire…

A questo proposito ricordati tuttavia che quando leggi in rete che in alcune categorie di pazienti il rischio può aumentare anche del 50%, si tratta in genere di rischio relativo:

  • NON significa cioè che un paziente su 2 svilupperà diabete,
  • ma indica che se in quella categoria di pazienti normalmente sviluppano diabete due persone su 100, aumentando del 50% il rischio a svilupparlo saranno in tutto 3, non 50 (da 2 a 3, il rischio relativo aumenta del 50%, ma il rischio assoluto solo dell’1%).

Attenzione perché tra rischio relativo e assoluto molti ci giocano in malafede, e moltissimi semplicemente li confondono perché non li capiscono (Rasoio di Hanlon: “Mai attribuire a cattiveria quel che si spiega benissimo con la stupidità”).

Purtroppo non dovrebbe a questo punto stupirti scoprire che, mediamente, le statine peggiorano anche i valori di glicemia nei pazienti già affetti diabete di tipo 2, che si traduce in un rischio maggiore di progressione della malattia. Potrebbe cioè peggiorare un po’ più velocemente.

Vale la pena prendere comunque una statina?

A questo punto viene da chiedersi perché siano ancora in commercio… che senso ha curare il colesterolo se poi ti viene il diabete?

Purtroppo, come sempre accade in Medicina, è più complesso di così.

La risposta secca, semplicistica ma non troppo distante dal vero, è banalmente questa: ha senso perché è meglio farsi venire un po’ di diabete che morire d’infarto. E se ti viene da pensare che preferisci morire d’infarto, chiediti se prenderesti la stessa decisione anche di fronte all’eventualità di sviluppare un ictus che ti costringerà a letto per i successivi 20 anni.

Suona un po’ melodrammatico, me ne rendo conto, ma te l’ho detto che in Medicina è più complesso e difficilmente la scelta è tra bianco e nero.

Iniziamo da una premessa importante: quando il tuo medico ti prescrive una statina NON lo fa per abbassarti il colesterolo, non ha studiato 10 anni per una decisione così banale; quando il medico ti prescrive una statina lo fa per ridurre il rischio che tu sviluppi un infarto o un ictus, un obiettivo che ha basi completamente diverse, ma soprattutto prende la decisione soppesando preventivamente la probabilità di beneficio, con la probabilità di andare incontro a effetti collaterali, tra cui anche lo sviluppo di diabete.

Una prescrizione medica è sempre il risultato di questo tipo di valutazione, che è poi resa ulteriormente complicata da elementi soggettivi: quando ad esempio ti prescrive un’aspirina per abbassare la febbre da influenza, non lo fa per curarti, lo fa perché sa che tu mal sopporti il dolore e la sensazione di malessere. L’antinfiammatorio ti darà sollievo, con un rischio di effetti collaterali estremamente ridotto, seppure questo probabilmente ritarderà i tempi di guarigione. Sì, starai meno peggio, ma l’infezione ti durerà di più.

Curare con i farmaci è sempre una questione di rapporto rischio-beneficio, in cui ovviamente anche gli aspetti psicologici giocano un peso importante; prendi il tumore alla prostata per esempio, in molti casi si tratta di tumori indolenti, con cui è ragionevolmente possibile convivere senza fare nulla per decenni, ma se per carattere il pensiero della loro presenza inficerebbe in modo eccessivamente drammatico la qualità di vita del paziente può avere senso operarsi comunque, facendosi carico delle eventuali complicazioni.

Nel valutare l’opportunità di prescrizione di una statina, soppesando il rischio di diabete, ci troviamo di fronte a un ulteriore grado di complessità: diabete e colesterolo alto sono entrambi fattori di rischio per eventi cardiovascolari come infarti e ictus e, allo stesso tempo, condividono diversi fattori di rischio:

  • un paziente obeso ha un rischio più alto di un soggetto magro di sviluppare sia colesterolo alto che diabete,
  • allo stesso modo un soggetto sedentario,
  • allo stesso modo un soggetto con una dieta di scarsa qualità,
  • allo stesso modo l’età avanzata,
  • allo stesso modo il fumo.

Cosa fare concretamente

Riassumendo:

  • è ormai abbastanza certo che la maggior parte delle statine aumentino il rischio di sviluppare diabete,
  • ma numericamente parlando l’aumento del rischio è relativamente ridotto (nella meta-analisi di The Lancet citata prima si stima un aumento medio del 9%, ma con tutti i se e i ma che abbiamo elencato).

Il mio consiglio, per quanto possa contare, è duplice.

Il primo consiste nell’affidarti a un medico con cui instaurare un rapporto di fiducia, che possa aiutarti a valutare se nel TUO caso specifico l’aumento del rischio di diabete, così come degli altri possibili effetti collaterali, sia giustificato dai benefici. Come abbiamo già detto si tratta di un ragionamento che qualsiasi medico compie prima di prescriverti un farmaco, semplicemente non sempre te lo esplicita. Se ti è stata prescritta una statina è perché nel tuo caso i benefici in termini di prevenzione superano i rischi.

Il secondo consiglio è quello a cui tengo di più; abbiamo detto che colesterolo alto e diabete condividono tanto le cause, quanto le possibili complicazioni. Abbiamo detto che l’aumento del rischio di diabete è tanto più alto quanto più sono i fattori di rischio che si presentano e quindi invece di lamentarti della decisione del tuo medico, inizia a impegnarti seriamente per migliorare il tuo stile di vita.

Non conto più i pazienti che, grazie a questo approccio, hanno davvero potuto diminuire le dosi della statina, quando non addirittura sospenderla; questo è davvero il modo migliore che hai per ridurre in un colpo solo rischio di diabete, di colesterolo alto, di infarto e di ictus. E senza farti carico di altri effetti collaterali.

  • Perdi peso se necessario, questo è probabilmente in ultima analisi il fattore che più di tutti può fare la differenza. Recuperare il peso forma è certamente l’obiettivo a cui tendere, ma perdere anche solo una parte dei chili in eccesso può fare tutta la differenza del mondo.
  • Mangia in modo sano, privilegiando alimenti di origine vegetale a quelli di origine animale, come suggerito da tutte le più importanti linee guida.
  • Pratica regolarmente attività fisica e, in generale, sforzati di adottare uno stile di vita attivo.
  • Riduci o, meglio, evita il consumo di alcolici. Perché no, non fanno bene al cuore.
  • Smetti di fumare.

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